Violenza negli stadi, bullismo e cyber bullismo. Questi i temi al centro dell’evento “Omaggio a Paparelli”, che si è tenuto presso la Sala Mechelli del Consiglio regionale del Lazio a Roma, per celebrare e ricordare il tifoso laziale Vincenzo Paparelli a 40 anni dalla sua morte.
Ad aprire l’evento, in una sala gremita da centinaia di giovani studenti provenienti da diverse scuole di Roma e provincia, è stato Giuseppe Cangemi (Vice presidente del Consiglio regionale del Lazio): «Oggi sono commosso. Da laziale, perché il ricordo di Paparelli mi ha accompagnato per tutta l’adolescenza e anche in veste istituzionale perché quando ho proposto a Gabriele di fare questa iniziativa insieme, lui ha ringraziato me. Come istituzione abbiamo il dovere di ricordare quanto successo. Quel tragico evento ha cambiato anche i tifosi che – di generazione, in generazione – si sono susseguiti allo stadio. Il nostro ricordo – unico tra le istituzioni – è un vanto per noi e, al contempo, una vergogna per chi non lo ha fatto. Questa iniziativa si inserisce nel più ampio progetto di lotta al bullismo che stiamo portando avanti proprio insieme alle società di calcio professionistiche della nostra regione: Lazio, Roma e Frosinone».
Daniele Ognibene (Consigliere regionale del Lazio) ha dichiarato: «La mia emozione è nata sin da quando abbiamo pensato a questo evento. Come istituzioni, è un obbligo morale per noi ricordare Vincenzo Paparelli. Questa però non è un’iniziativa spot, ma un qualcosa che sentiamo molto e che entrerà in un progetto più grande per la lotta al bullismo. Vincenzo, purtroppo, muore ogni giorno nelle scritte che qualche cretino lascia in giro per Roma. Tutto questo non si combatte con la galera, la violenza o le multe, ma con l’intelligenza e con i progetti che coinvolgono i giovani. Si combatte con l’impegno di stampa e istituzioni, perché proprio quei giovani hanno bisogno di buone notizie. Gli sportivi, dal canto loro, devono invece rendersi conto che sono dei modelli da seguire, anche e soprattutto fuori dal campo. Per questo motivo ringrazio Manfredonia e Peccenini, che all’epoca sono state delle bandiera di Lazio e Roma, per la loro presenza di oggi. Un abbraccio forte e particolare, però, va a Gabriele Paparelli, che con la sua forza è un esempio per tutti noi».
A salutare Gabriele Paparelli una gigantografia con il ritratto di Vincenzo, realizzata dalla tifoseria laziale Gate 51 insieme a giovani calciatori del torneo contro il bullismo Distinti e Forti.
Toccanti le parole di Gabriele Paparelli, che ricordando quanto successo a suo padre ha dichiarato: «Da trent’anni cerco di agire. Lo faccio perché amo questo sport, amo mio padre e non mi va giù che debba essere morto per una partita di calcio. Mi sto impegnando ogni giorno per far capire che allo stadio si va per divertirsi, per rilassarsi e, perché no, anche per sfottere l’avversario; ci sta. Questi sforzi che, con tanta tristezza, sto compiendo da anni, oggi si stanno amplificando grazie alla Regione Lazio. Per questo ringrazio Giuseppe Cangemi e Daniele Ognibene. Se amiamo il calcio, dobbiamo difenderlo da qualche cretino che cerca di rovinarlo. Le istituzioni, forse un po’ tardivamente, si stanno cominciando a ricordare di chi è morto per un divertimento. Questo è importante. Negli stadi non deve esserci più violenza o razzismo: certe persone devono star fuori dal calcio. Non debbono appartenere alla nostra storia ed ai nostri valori».
Lionello Manfredonia (ex calciatore di Serie A) ha ricordato: «Quel giorno ero in campo e potete immaginare come potessi sentirmi. Sono stato vicino alla famiglia Paparelli, anche perché era doveroso farlo. L’organizzazione di questo evento, quindi, è importantissima: il calcio, troppo spesso, non ha purtroppo memoria».
Anche Franco Peccenini (ex calciatore di Serie A) ha ricordato la morte di Paparelli: «Appena mi hanno invitato qui, non ho avuto neanche il minimo dubbio nel confermare la mia presenza. In quel derby ero in campo e la mia reazione, appena appreso questo dramma, è stata quella di un pianto a dirotto. Non per il tifoso, ma per la famiglia. Una famiglia che aveva perso un padre ed un marito per una partita di calcio.
La cosa triste è che, a distanza di 40 anni, non è cambiato nulla. Il calcio continua ad essere un contenitore di violenza, odio e razzismo. Anche oggi ci siamo detti tante belle parole, ora servono i fatti. Spero che un giorno, anche attraverso i tanti giovani presenti, si possa arrivare ad un calcio di valori e non di violenza».
Infine Massimo Piscedda (ex calciatore di Serie A) ha dichiarato: «Io ero un semplice ragazzo della primavera, ma tutto quel che successe quel giorno mi lasciò molto scosso. A Gabriele dico che, purtroppo, la stupidità umana non ha confini, ma lui deve continuare a combattere come sta facendo».
All’evento hanno preso parte con testimonianze anche Matteo Marani (giornalista Sky), Riccardo Cucchi (giornalista Rai) e, con un video saluto, Giampiero Galeazzi (giornalista Rai). Presenti in sala Ottorino Ferilli (Sindaco di Fiano Romano) e Gian Filippo Santi (Sindaco di Formello).
Fonte: ilgazzettino.it