Questo il pensiero di Daniele Ognibene, Capogruppo LeU al Consiglio Regionale del Lazio, che specifica: “I calciatori milionari possono stare anche anni senza giocare.
È incredibile che si paragoni una categoria così privilegiata a persone obbligate a lavorare (cassiere dei supermercati) senza tutte queste garanzie come tamponi e test sierologici. Semmai dovrebbe essere il contrario. Per i calciatori lasciare alle società la possibilità di fare test e garantire la sicurezza - continua Ognibene- e ai lavoratori che hanno un maggior rapporto con il pubblico – come autisti, grande distribuzione e similari – dovrebbero essere fatti test periodici, continui, gratuiti e garantiti dallo Stato. Esattamente il contrario di quello che ha proposto il Ministro Spadafora. Con questa logica anacronistica della quarantena per tutta la squadra se un calciatore è positivo, ogni azienda dovrebbe mettere in isolamento tutti i dipendenti ogni qual volta ci sia un positivo, ed in questo modo il calcio dovrebbe chiudersi fino all’arrivo del vaccino, ovvero uno stop di almeno due campionati con l’esclusione delle squadre da tutte le competizioni internazionali. Con questa impostazione anche tutti gli altri sport subirebbero uno stop di almeno due anni. La mia preoccupazione è rivolta a tutti i lavoratori non al mondo del calcio che può contare su strutture sanitarie a disposizione H24. Il calcio può riprendere fin da oggi nella massima sicurezza! L’industria calcio – prosegue Ognibene – ha una possibilità storica: quella di guardare anche a chi se la passa peggio, come il settore dilettantistico. I presidenti di Seria A – propone il consigliere regionale – potrebbero attivare un fondo di solidarietà derivati dai ricavi dell’ultima tranche dei diritti televisivi, con almeno il 10% da devolvere al calcio dilettantistico e agli sport non professionistici. Il calcio – conclude Ognibene – ripensi al modello di sviluppo. Le società ed i calciatori che hanno ingaggi importanti,infatti, potrebbero inoltre strutturare dei fondi da devolvere alle categorie più in difficoltà e questo secondo intervento sarebbe davvero una iniziativa di alto valore sociale. Il Covid19 ci sta dando un’opportunità enorme, ovvero quella di rivolgere uno sguardo più preciso alle disuguaglianze presenti anche in questo mondo. Spero che il Presidente del Consiglio Conte la pensi diversamente dal suo Ministro dello sport.”
Fonte: L'Eco del Litorale